IN CARICAMENTO

Scrivi per cercare

IL MARE DELLE PIOGGE

In evidenza Sorvolando la Luna

IL MARE DELLE PIOGGE

Condividi

La Luna al 9° giorno, 2 giorni dopo il primo quarto.

Osserveremo l’emisfero settentrionale lunare, il “Mare Imbrium” o “Mare delle Piogge”.

Nell’immagine qui sopra vediamo la Luna come la vediamo a occhio nudo, l’Est è alla nostra destra, come vediamo ad occhio nudo il nostro satellite in 6° giornata dal nostro emisfero. Indicata dal cerchio, la regione di nostro interesse.

Puntiamo il telescopio o il cannocchiale, siamo a 50-100 X, con un telescopio da 15 a 20 cm di specchio, i comuni Schmidt-Cassegrain Celestron o Meade ad esempio, o con un cannocchiale da 6-10 cm di lente, ambedue provvisti di specchietto, il diagonale, a 90° dove mettiamo l’oculare. Anche il più piccolo cannocchiale ci permetterà la sua osservazione, estendendosi per 1/3 della superficie lunare che osserviamo al Terminatore.

L’immagine è invertita rispetto a quel che vediamo a occhio nudo: l’Est ci appare ora sulla sinistra: è così che i nostri strumenti astronomici ci fanno vedere il nostro satellite (se è un Newton, anche il nord/sud sarà invertito, noi rappresentiamo la Luna come ci appare con i più diffusi riflettori Schmidt-Cassegrain o i rifrattori). Siamo vicini al Terminatore, dove la Luna “finisce”: è l’alba sulla Luna.

Luna al 9° giorno, regione settentrionale del nostro satellite. Il terminatore è sulla destra, dove il Sole sta sorgendo. Est a sinistra. Maksutov-Cassegrain, Meade 7” + deviatore a 90°. Foto all’oculare con Smartphone, 100 X. G. Bianciardi.

Il Mare delle Piogge (o Mare Imbrium in latino) è un’enorme (1100 km di diametro) piana da impatto. Nata 3,7 – 3,9 miliardi di anni fa da un corpo grande 250 km che colpì la giovane Luna. In pratica, un mega-cratere formatosi da un grande asteroide o da un proto-pianeta (siamo agli albori del Sistema Solare) caduto sul nostro satellite. La distesa pianeggiante è una superficie di basalto (roccia vulcanica, nera come chiunque può vedere salendo sui vulcani terrestri come l’Etna), originatosi dal magma richiamato dalle profondità lunari o formatosi dalla fusione delle rocce per l’energia liberatasi all’impatto.

Diamo i nomi alle innumerevoli strutture che vediamo nell’immagine

Mare delle Piogge o Mare Imbrium. Una grande superficie di impatto, pianeggiante, ricoperto di rocce scure, basaltiche, circondato da montagne: le Alpi, il Caucaso, Gli Appennini, i Carpazi e successivi crateri formatisi successivamente da impatti minori. Crateri semi-sommersi, raggiere e dorsali: un campo ricchissimo!

Giriamo in senso antiorario, partendo dall’alto a destra. Troviamo il “Golfo delle Iridi” (o “Baia degli Arcobaleni”), esteso per 230 km, un mezzo-cratere, essendo metà della sua struttura sepolta dalla lava dopo l’impatto che originò il Mare lunare.

         Sulla destra il Golfo si erge sul “vuoto”: ancora in piena notte lunare, solo le cime più alte delle montagne che lo circondano (i Monti Jura) prendono i primi sprazzi di luce solare.

Il suo promontorio, Laplace, proietta una lunga ombra triangolare lungo il Golfo grazie al Sole nascente. Una montagna alta più di 2 km.

Da Laplace spostiamoci lungo la periferia del Mare verso Platone. Una serie di montagne sporgono dalla lava solidificata. Andando verso Pico, troviamo i Monti Retti (perfettamente in fila) e i Monti Teneriffe. Pico che chiude la serie, isolato, indicato sulla nostra mappa, è alto 2,4 km e si estende per 15 x 25 km. Verso Sud, lungo il mare, è facile notare altre montagne che formano un grande cerchio, un anello grande 600 km: sono picchi che emrgono dopo essere stati sommersi dalla lava che ha riempito il Mare!

         Ed ecco dunque Platone (Plato), posto lungo le Alpi lunari. Un grande cratere (100 km di diametro) dove  possiamo notare come il suo pavimento sia scuro (si confronti con Eratostene in basso), come il resto del Mare. Infatti la lava ha sommerso la sua base, e il cratere è quindi solo un anello di montagne che circonda una pianura basaltica, prendendo così il nome di “circo” lunare.

         Continuiamo il nostro viaggio: ecco la Valle delle Alpi, che vedremo meglio quando la Luna sarà “più giovane” (7 giorni dopo la Luna Nuova) e il cratere Cassini, semi-sommerso dalla lava del Mare,

         Oltre le montagne del Caucaso, ecco la lunga catena degli Appennini lunari. Catena montuosa nata dall’impatto cosmico che fece nascere il Mare delle Piogge che si estende per 600 km e che ospita la più alta cima lunare, alto 5300 m è il Monte Huygens (indicato dalla piccola freccia, alla base della Palude della Putredine).

Quest’ultima è una pianura lunare (un’altra traduzione dal Latino della Palus Putredinis, è Palude della decadenza, come possiamo a volte trovarla denominata) semi-sommersa dalla lava che inondò il Mare. A Nord della Palude della Putredine, in mezzo al Mare, quindi nato da impatto successivo, il bel cratere Archimede, 81 km di diametro, il più grande dei numerosi crateri entro il Mare.

Gli Appennini terminano al cratere Eratostene, grande 59 km, con il tipico aspetto di molti crateri lunari montagna o montagne (qui ne cogliamo 3) centrali, pareti interne terrazzate. Nato 3,2 miliardi di anni fa è il marker dell’Era geologica lunare Eratosteniano (successiva all’Era dell’Imbriano, la nascita del nostro Mare delle Piogge!).

La catena montuosa dei Carpazi chiude il nostro viaggio intorno al Mare delle Piogge, ma non possiamo non soffermarci su altre due caratteristiche dei Mari lunari, e qui ben rappresentate.

Le creste, o dorsali (dorsa in Latino), dei Mari lunari, qui un bell’esempio indicato dalla freccia grande subito sotto il Golfo delle Iridi: alte solo 10-100 m, ma che il sole radente ci permette di notare. La loro origine nasce talvolta dalla solidificazione dei fiumi di lava che si solidificarono, altre volte originatesi dalla lava che raffreddandosi si contrasse: corrugamenti della superficie del Mare. Il piccolo cratere (13 km di diametro) che appare qui interrompere le creste lungo il loro decorso è intitolato alla brava Caroline Herschel, sorella devota e assistente del più famoso fratello.

Sopra Eratostene, ma anche dove indicato dalla freccia alla sua destra, le delicate strie che si disegnano per centinaia di chilometri: sono le raggiere lunari: scie di detriti proiettati (ejecta) alla nascita di grandi crateri in conseguenza dell’impatto della meteora/asteroide. Queste che vediamo correre lungo il Mare, originano dal cratere Copernico a Sud della nostra immagine. Un bellissimo cratere, che qui non vediamo, vicino all’equatore lunare, ma che non mancheremo di descrivere nel nostro prossimo incontro.

                       © Giorgio Bianciardi

g.bianciardi@uai.itgbianciardi@yahoo.it

Tags:
Articolo precedente
Articolo successivo

Potrebbe anche piacerti

Lascia un commento

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Prossimo