Canali sulla Luna!: Ariadaeus e Hyginus Rimae
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La Luna al 7° giorno, il primo quarto.
Siamo all’equatore lunare, nella regione evidenziata dal cerchio bianco, qui, a maggiore ingrandimento, troveremo una caratteristica tipica del suolo lunare: non solo crateri e Mari ma anche lunghi solchi ricoprono la superficie lunare quando la osserviamo al telescopio
Oggi incontreremo 2 bellissimi rappresentanti di questi solchi o “rimae” (in latino).
Nell’immagine qui sotto vediamo la Luna come la vediamo a occhio nudo, l’Est è alla nostra destra. Indicata dal cerchio, la regione di nostro interesse.

Puntiamo ora il telescopio o il cannocchiale, 150-250 X, con un piccolo cannocchiale da 8-10 cm di lente o con un telescopio da 15 a 20 cm di specchio, come un economico Dobson o i comuni Schmidt-Cassegrain Celestron o Meade provvisti di specchietto, il diagonale, a 90° dove mettiamo l’oculare.
L’immagine (qui sotto) ora è invertita rispetto a quel che vediamo a occhio nudo: l’Est ci appare ora sulla sinistra: è così che i nostri strumenti astronomici ci fanno vedere il nostro satellite (se è un Newton, come un Dobson, anche il nord/sud sarà invertito), noi rappresentiamo la Luna come ci appare con i cannocchiali (rifrattori) o i più diffusi riflettori Schmidt-Cassegrain.

Luna al 7° giorno (Primo Quarto) , regione equatoriale del nostro satellite. Il terminatore è a destra, dove il Sole sta sorgendo. Est a sinistra, Sud in basso. Maksutov-Cassegrain, Meade 7” f 15 + deviatore a 90°. Foto all’oculare con Smartphone, 265 X. G. Bianciardi.
Due lunghi solchi, in alto, interrompono una regione tormentata lunare situata a cavallo tra il Mare della Tranquillità e il Mare dei Vapori: il solco (Rima, in latino) Ariadaeus e, sotto, il solco Hyginus.
Iniziamo dando un nome ai particolari che osserviamo.

Le Rimae Ariadaeus e Hyginus corrono per centinaia di chilometri lungo la regione equatoriale del nostro satellite. Si nota l’antichissimo cratere dedicato a Giulio Cesare (per la sua riforma del calendario), in gran parte distrutto, attestando la sua antichità. Ha subito un’inondazione di lava (si veda il materiale più scuro al suo interno a nord), è risalente al Periodo Pre-Nectariano, 4,5-3,9 miliardi di anni fa. Interessante il sottilissimo collegamento tra le due Rimae (freccia intaccata) e la voragine della Rima Hyginus (freccia margine alto a destra). Una dorsale corre Nord-Sud intercettando R. Ariadaeus, sfiorando il cratere Silberschlag (stellina a 4 punte). Nel margine sinistro la freccia indica il cratere Ariadaeus che dà il nome alla Rima omonima. Nel margine destro in basso il cratere Horrocks (30 km di diametro, profondo 3 km) posto entro la parte settentrionale del grande cratere Hypparcus: una “pianura murata” o “walled plain”, grande area piana senza picco centrale circondata da una bassa parete. Lunghe ombre si dipartono dalle sue pendici evidenziano la complessa morfologia della cinta del cratere.
La Rima Ariadaeus la vediamo correre con un orientamento quasi est-ovest. Si estende per quasi 300 km, larga 7 km e poco profonda, 500 m. Dopo circa un terzo del suo percorso (dall’estremità occidentale) è interrotta da una dorsale montuosa (che si estende in direzione quindi Nord-Sud al solco), che a metà del percorso costeggia il piccolo cratere Silberschlag (stellina a 4 punte), diametro di 13 km, siamo a 6,2°N, 12,5°E, ).
Il nome della Rima Ariadaeus deriva dall’ancora più piccolo cratere Ariadaeus, 11 km di diametro, profondo 1800 m, che vediamo indicato dalla freccia all’estrema sinistra dell’immagine (dove la Rima inizia, partendo dal margine del Mare della Tranquillità). La Rima Ariadaeus si è formata, come avviene anche sul nostro pianeta, per lo sprofondamento di sezione della crosta lunare sprofondò tra due zone di frattura (“faglie”) parallele (creando quel che viene detto “graben” o “solco di faglia”). Non mostra in effetti traccia di vulcanismo associato (abbiamo visto recentemente in questa rubrica estese testimonianze di vulcanismo sulla Luna, osservando i domi Milichius e Hortensius). Non è nota l’età della struttura, ma la si ritiene relativamente giovane, sicuramente più giovane della Rima Hyginus che ci apprestiamo a descrivere, di tutt’altra origine.
La Rima Hyginus corre con varie interruzioni estendentosi per 220 km con larghezza media di 4 km. La vediamo intercettata dal cratere Hyginus, indicato dalla freccia, immerso ancora nella notte lunare. Profondo 700 m, più del solco stesso: non un cratere da impatto ma una voragine causata dallo sprofondamento della superficie lunare, come possiamo notare chiaramente nella nostra immagine, in questo momento della fase lunare in cui il cratere si trova al limite del Terminatore. L’origine della Rima Hyginus, a differenza di R. Ariadaeus, è vulcanica. La sua formazione è collegata ad un flusso di magma che si è fatto spazio attraverso la crosta lunare: presumibilmente formazione di un tubo di lava che poi collassò, risalente al periodo Imbriano (3,8-3,3 miliardi di anni fa).
Si noti il sottilissimo solco (freccia intaccata) che collega la Rima Ariadaeus con la Rima Hyginus e le lunghe ombre delle 3 montagne sottostante la Rima, immerse nella pianura di lava del Sinus Medii.
Non perdiamo l’occasione di osservare con il nostro strumento queste affascinanti strutture che ci raccontano la storia geologica del nostro satellite naturale, dall’antichissimo Julius Caesar alla giovane Rima Ariadaeus!
© Giorgio Bianciardi