VULCANI SULLA LUNA!
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La Luna al 9° giorno, 2 giorni dopo il primo quarto.
Abbiamo osservato in un nostro precedente incontro il cratere Copernico con le sue raggiere. Eravamo al 10° giorno di lunazione, oggi osserviamo quindi il nostro compagno orbitale un giorno precedente, quindi il Terminatore, il confine tra la notte e il giorno lunare, la regione dell’alba sulla Luna, sarà più vicina a questo bellissimo cratere. E questo ci permetterà di cogliere particolari che al 10° giorno ci sfuggivano.
Saremo ancora nei pressi dell’equatore lunare, nella regione evidenziata dal cerchio bianco, qui i Vulcani lunari di Hortensius e di Milichius che il nostro piccolo telescopio ci permetterà di osservare.
Nell’immagine qui sopra vediamo la Luna come la vediamo a occhio nudo, l’Est è alla nostra destra, come vediamo ad occhio nudo il nostro satellite in 9° giornata dal nostro emisfero. Indicata dal cerchio, la regione di nostro interesse.
Puntiamo il telescopio o il cannocchiale, siamo a 150-200 X, con un piccolo cannocchiale da 6-10 cm di lente o con un telescopio da 15 a 20 cm di specchio come un economico Dobson o i comuni Schmidt-Cassegrain Celestron o Meade, ad esempio, provvisti di specchietto, il diagonale, a 90° dove mettiamo l’oculare.
L’immagine ora è invertita rispetto a quel che vediamo a occhio nudo: l’Est ci appare ora sulla sinistra: è così che i nostri strumenti astronomici ci fanno vedere il nostro satellite (se è un Newton, come un Dobson, anche il nord/sud sarà invertito), noi rappresentiamo la Luna come ci appare con i cannocchiali (rifrattori) o i più diffusi riflettori Schmidt-Cassegrain.
Luna al 9° giorno, regione equatoriale del nostro satellite. Il terminatore è sulla destra, dove il Sole sta sorgendo. Est a sinistra. Maksutov-Cassegrain, Meade 7” + deviatore a 90°. Foto all’oculare con Smartphone, 200 X. G. Bianciardi.
Ecco il nostro vecchio conoscente (puntate precedenti), il grande cratere Copernico con le sue montagne centrali. Dovremmo anche riconoscere ancora più in alto i Monti Carpazi e in basso, in fondo alla immagine, i Monti Rifei. Ma è il momento di scrivere la nomenclatura e riconoscere così i vulcani lunari, copiosi in questa giorno di lunazione.
I vulcani (o domi lunari) di Hortensius e di Milichius, indicati dalle regione circolari, sopra e, rispettivamente, a lato dei due piccoli crateri omonimi. Hortensius 2-6, dimensioni tra i 7 e i 12 km, Milichius 12 e 6. In quello più grande, più in alto, (Milichius 6, 20 km di diametro) è visibile il cratere sommitale, che intravediamo anche in quello subito a lato del cratere (Milichius Pi). Il loro aspetto è quello di collinette alte solo 100-200 m, per quanto estese di 10 e più km, nate, come sulla Terra, dalla lava proveniente dalle profondità del satellite ancora giovane (3 miliardi di anni fa), poi fuoriuscita dalla bocca del vulcano nel Mare sottostante.
Stiamo osservando un’area particolarmente ricca di vulcani lunari, ma per evidenziarli dobbiamo osservare vicino al Terminatore, all’alba lunare: nella nostra immagine, i 5 domi di Hortensius, più lontani dal Terminatore, sono già più difficili da riconoscere. Piccoli rispetto al grande Copernico, il cratere Hortensius misura 15 km e Milichius, 14 km di diametro. Le raggiere di Copernico appaiono come polvere che incipria tutta la superficie lunare mostrata nell’immagine, testimonianza del grande impatto che 800 milioni di anni fa lo fece nascere.
All’epoca dei grandi impatti meteoritici,da 4 a 3 miliardi di anni si ebbe la fuoriuscita di materiale lavico allo stato semifluido il quale si riversò in superficie andando a colmare valli e depressioni fino a far nascere gli attuali Mari, come l’Oceano delle Tempeste dove troviamo il cratere Copernico (da impatti successivi) e gli altri crateri che vediamo nella nostra immagine .
L’attività vulcanica del nostro satellite però si manifestò anche attraverso la nascita dei domi lunari (più di 100 quelli a tutt’oggi conosciuti, e molti sono probabilmente ancora da scoprire). I domi sono quanto rimane di antichi coni vulcanici, molti di questi ancora con l’evidente apertura della bocca eruttiva, come osserviamo qui nei domi di Milichius.
Nella piccola Luna l’attività vulcanica però non si manifestò in modo violento ed esplosivo come frequente sulla Terra ma con una fuoriuscita di materiale lavico fluido, lento nello scorrere, per poi scendere ed accumularsi lungo il pendio del domo, facendo nascere così la forma a bassa e liscia collinetta, ma molto estesa, come possiamo ammirare nella nostra osservazione.
Un pezzo di storia di una Luna giovane e geologicamente viva sotto i nostri occhi con l’utilizzo del nostro piccolo strumento amatoriale!
© Giorgio Bianciardi