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Star hopping: M76, la piccola Dumbbell

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Star hopping: M76, la piccola Dumbbell

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Di cosa ci serviamo: il nostro pur piccolo telescopio, un rifrattore da 8-10 cm di lente, oppure un riflettore da 114 a 150 mm, o uno Schmidt-Cassegrain da 8″, per arrivare, se lo avete, a un Newtoniano (es. un economico Dobsoniano)-da 25 o 30 cm di specchio, anche non motorizzato, un laser da pochi euro che avremo messo sul tubo del telescopio in parallelo, un cercatore da 3 o 5 cm di lente. Può essere sempre utile un binocolo da 7 – 10 ingrandimenti (i più fortunati il binocchiale della Omegon, a soli 2 X e quindi con campo molto grande: 27°!). Questo ormai ben lo sappiamo.

Dal mese di novembre alle ore 22 00 e da dicembre a gennaio un’ora dopo il tramonto (per avere il cielo sufficientemente buio) abbiamo il nostro oggetto, posto alla fine della lunga teoria di stelle di Andromeda, allo Zenit, proprio sopra la nostra testa, o leggermente declinante verso Ovest nei mesi invernali. Comunque, essere nei pressi dello Zenit è la posizione ideale per osservare oggetti come le nebulose: più lontani dalle luci di città, più lontani dall’ umidità notturna dei mesi tardo autunnali o invernali.

M 76, cioè l’oggetto numero 76 del catalogo di Messier, si pregia di numerosi nomi, “la piccola Dumbbell”, ovvero “la piccola nebulosa Manubrio”, “la piccola clessidra”, fino al bel nome di “piccola farfalla”, costellazione del Perseo. Piccola, sì perché assomiglia alla sua grande sorella, M27, la “Dumbbell”, che abbiamo già conosciuto in uno dei nostri precedenti incontri. Ma mentre quest’ultima è facilmente identificabile e ben visibile anche con piccoli strumenti e maestosa con i diametri da 25-30 cm di specchio, la “piccola Dumbbell” è leggermente sfidante, e dovremo anche fare una vera “caccia al tesoro” per trovarla.

Partiamo da Almach, l’ultima stella del lungo allineamento di stelle che disegna Andromeda. Con il nostro binocolo, magari il binocchiale della Omegon con il suo grandissimo campo, cerchiamo l’allineamento di stelle di 4°-5° magnitudine indicate nella mappa fino ad arrivare a “Phi Persei”.

M 76 è a metà strada tra Cassiopea e la lunga coda di stelle di Andromeda. Prendiamo come riferimento iniziale la bella Almach, l’ultima della lunga teoria stellare. Con il nostro laser punteremo quest’ultima.

Ecco Almach, gamma Andromedae. Una gigante di colore giallo-arancio, 100 volte più grande del nostro Sole e 3000 volte più brillante. 390 anni luce dalla Terra.

Forziamo un pò l’ingrandimento e vedremo una stella del tutto apprezzabile (5° magnitudine) vicino alla grande Almach: una coppia di Soli, dove la secondaria di colore azzurrino è in orbita intorno alla principale in 5.000 anni, ad una distanza reciproca stimabile in 75 miliardi di km (12 volte la distanza Terra-Plutone). Un contrasto di colore bellissimo!

Con una ripresa a lunga focale ecco Almach con la sua compagna. Giallo-arancio la primaria, azzurrina la secondaria (un Sole azzurro più caldo e grande del nostro Sole). Un contrasto di colore bellissimo e facile da osservare con il nostro piccolo telescopio (raggiungiamo i 100 X). Più grande sarà la lente o lo specchio e ancor più vividi saranno i colori. Con un 30 cm di specchio: affascinanti.

Riprendiamo la nostra mappa stellare, prima immagine in alto, e vediamo che dobbiamo spostarsi di un campo di cercatore (4°-6°) verso ovest sull’ascensione retta e troveremo ben isolata una stella di 5° magnitudine (HD 10307, una gemella del nostro Sole a 40 anni luce dalla Terra: ecco come appare il nostro Sole a queste distanze!). Verso Nord, muoviamoci in Declinazione, si allunga la scia di stelle di quarta o quinta magnitudine per 10° che ci portano alla Phi Persei in un campo che improvvisamente diventa ricco di stelle: siamo entrati nella Via Lattea invernale. Phi Persei brilla di quarta magnitudine con un colore bianco-azzurro: inconfondibile.

Phi Persei, un Sole bianco-azzurro, 2000 volte più brillante del nostro Sole e 10 volte più massiccio a 700 anni luce dalla Terra . Siamo entrati nella Via Lattea invernale, una moltitudine di stelle allo sguardo con il nostro strumento.

A questo punto 1 grado a nord (1 campo del nostro telescopio a 30 ingrandimenti, muovendosi in declinazione) e troveremo la nostra nebulosa, la M 76.

Attenzione potremmo trovare solo una stella isolata di 6° magnitudine, quindi ben visibile al nostro strumento, è la HD10498 , una gigante di colore arancio, a 850 anni luce dalla Terra: ma aumentando l’ingrandimento (intorno ai 100 X), il fondo cielo si scurirà e a lato della HD ecco la nostra nebulosa planetaria. M 76: la piccola Dumbbell!

Con un piccolo telescopio, 10 cm di lente o 15 cm di specchio,in discrete condizioni di cielo ecco M76, la “piccola Dumbbell”. Si notano i 2 lobi che originano il nome della nebulosa.

M 76 è una nebulosa planetaria: l’ultimo atto di vita di una stella che si sta trasformando da gigante rossa a nana bianca, il destino anche del nostro Sole. Siamo a 2500 anni luce dalla Terra, una nube di gas è stata emanata dalla stella “morente” in un anello, qui grande 1 anno luce, che vediamo osservato di profilo (mentre la Nebulosa Anulare della Lira ci fa vedere lo stesso anello di faccia, girata a 90°).

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Ecco con un 25-30 cm di specchio come ci appare la “Piccola Dumbbell”. Ora sono ben visibili le “2 ali della farfalla”, iniziano anche ad apparire, sopra e sotto, piccole condensazioni che completano la forma della nebulosa.

All’osservazione con il mio 30 cm/f4 Newtoniano, condizioni di cielo discrete (magnitudine limite a occhio nudo =4-4,5) l’aspetto della nebulosa: “quasi invisibile a 30X, inizia ad apparire a 60X. Il suo ingrandimento migliore è con un oculare da 20 mm con barlow 2X (120 X), ma forse migliorando ancora con un 6 mm (200X). L’aspetto a clessidra è ben evidente, il suo disegno tra le stelle, netto, ben staccato dal fondo cielo. Realmente molto più piccola rispetto alla sorella maggiore, la Dumbbell nella Volpetta.

© Giorgio Bianciardi

g.bianciardi@uai.itgbianciardi@yahoo.it

[Le immagini delle stelle e delle nebulose sono state prodotte dall’autore dell’articolo con pochi secondi di posa, per simulare la profondità che posiamo raggiungere all’osservazione visuale, utilizzando il telescopio remoto UAI: il telescopio remoto a disposizione di tutti i soci UAI: https://www.uai.it/sito/rete-telescopi-remoti/ ].

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